La
roccia è stanca
dei
colpi dell’aquila
che
ogni notte per volere del dio
rode
il fegato a Prometeo in catene.
La
roccia conserva nel cuore
il
dolore di quand’era Niobe
e
vorrebbe aprirsi, per accogliere
nel
suo abbraccio materno il Titano.
Nel
dolore del becco uncinato
si
imprime Prometeo
sempre
più nella roccia, nel
profondo
diviene
una cosa sola con essa.
La
roccia conserva nel cuore
il
fossile del suo dolore -
inspiegabile
come il dio,
come
il ribelle Prometeo,
come
l’aquila, come le catene…