Loiseleuria
Loiseleuria prostrata, fiore
del silenzio – tra erba secca
vento
e scheletri
d’incendiati pini
offri il tuo piccolo, prezioso
dono di carminio,
le tue foglioline nobili
di bosso
alla desolazione smarrita
di fine inverno,
all’umile sguardo,
alla mano attenta
che ti coglie.
Pennellate
Fiori
di roccia e di neve
fremono
alle carezze della nebbia –
corolle di porpora e di sole
si rincorrono sul pendio –
laghi di anemoni e ranuncoli
si fondono
con l’ultima neve,
sotto lo sguardo severo
della Meja.
Il giglio di San Giovanni
Il giglio di San Giovanni
apre il suo fiore regale
ad annunciare l’estate:
il ripido prato s’infiamma,
la vaniglia arrossisce,
rimangono indietro
orobanche e lavanda,
il sentiero s’inchina
alla sua luce.
La strada
La strada risale a lente curve
il pendio modellato dal ghiacciaio –
a balze erte sul fondovalle,
d’erba e sfasciumi,
inaccessibile.
La strada incede a lente curve
con imperturbabile costanza,
traccia sicura
il suo disegno fino al colle:
achillee centauree eringio armeria
angelica iperico – sua scorta –
le schermano l’abisso.
Laburno
L’albero di maggio
china a terra
i suoi flessuosi
grappoli di luce.
È un umile,
tacito tripudio,
una meditazione assorta
e libera –
offerta votiva
alla primavera che torna.
Nel sole autunnale
Il gruppo che sale
nel sole autunnale
punteggiato di vivide
viole ellebori bacche
scandisce inflessibile
i mutevoli pendii,
sfiora lo strapiombo di rocce
azzurrine,
raggiunge la cresta
sospesa su un severo
infinito di cime
e pianura. In basso
la valle è avvolta
in un mantello di luce
sonante dei passi di Ellero.
Basta un sentiero
Il sentiero che prima non c’era
segue per poco un ruscello, poi
s’impenna fra napello e salici,
aggira la pietraia a mezzacosta
con eleganza e misura.
Una tacca dopo l’altra disegna
il sentiero che prima non c’era, trasforma
il chaos in kosmos,
il vagare in cammino.
Basta un sentiero
a dare
cadenzato equilibrio ai passi,
basta un sentiero
a dare senso al salire.Cambio di stagione
Metà giugno – l’inverno resiste
in alta quota, presidia
la montagna con salde
dita di neve.
Ma ranuncoli anemoni driadi
avanguardie di primavera
lo incalzano l’assediano
lo confondono –
ne dissolvono il bianco
nel bianco.
Silvia, poetessa, mi ha scritto: "Il tuo blog è molto delicato e discreto. Devo dire che non sono abituata a leggere poesia in quel modo…"
RispondiEliminaGrazie, Silvia, spero di ricevere altre tue visite!
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