Nevicata
Il cielo è pieno di fiocchi di neve,
veli di neve, ventagli di neve,
neve
in collane e in ghirlande,
neve
che vortica e s’avvolge –
neve
che sogna e s’abbandona
e
riempie tutto il cielo, tutto il mondo.Apparizione
Appari d’un tratto
dietro tralicci e case
Argentera sovrana, possente
canto della Terra,
cassaforte del Tempo.
Forze sublimi nei millenni
ti hanno forgiata impastando
fondali marini e
viscere di vulcani
in una metamorfosi
d’impassibilità.
Ma nessuno sente
il tuo silenzio,
il tuo cuore
di ghiaccio e roccia
su cui poggia
la nostra vita
dispersa,
il fragile equilibrio
dei tuoi cristalli
di granito.
La nebbia e l'Oriol
Si
veste d’oro l’Oriol
nel
mattino d’autunno,
le
sue rocce scintillano
sul
fondale di giada.
Dalla
valle la nebbia
si
affaccia curiosa
e
timidamente
accarezza
la pietra.
La
montagna si lascia abbracciare,
si
drappeggia la sciarpa di fumo
e nel mantello di nebbia scompare.
Nuvole e neve
Sulla neve l’ombra delle nuvole
soffuso di delicata protezione.
Sfiorate da quel bacio le montagne
sfumano impalpabili nell’aria,
si fanno nuvole in volo sopra i tetti,
la neve di maggio loro docile vela.
Nuvole e neve
Sulla neve l’ombra delle nuvole
Guardare
Terre alte tra Grana e Stura,
scrigno di spazi
e panorami –
dal Mindino al Monviso al Cervino,
dal golfo di Genova alle colline di Torino
un inventario di valli e di cime
si squaderna intorno a un arco di pianura,
nubi nervose giocano a nascondino con la luce,
e gli occhi non si sazian di guardare,
guardare…
Sull’ondoso altipiano
Valcavera dà accesso
all’ondoso altipiano screziato d’autunno –
lo scorrono nubi e marmotte,
lo rigano strade che
portano a un colle,
ad un altro, oltre ancora…
Dove finisce
la strada, inizia
il libero disegno dei passi
screziato d’autunno,
verso un colle,
un altro, oltre ancora…
Il mare a cima Pepino
«Sono salito a cima Pepino
per vedere il mare, e solo
foschia indistinta copre l’orizzonte»…
… ma dalla nebbia emergono
Marguareis Ciambalaur Mongioie
Monte Bego Clapier Rocca d’Abisso
a raccontarci la Storia d’immemorabili
ere geologiche, quando il mare primordiale
colmava le Carsene e nei vulcani
si forgiavano rocce cristalline,
quando esseri umani disegnavano
le loro paure e i loro sogni sulle pietre –
e oggi fioriscono tulipani e stelle alpine,
passi ritmati di libertà e piacere…
Sono salita a cima Pepino,
ho navigato il mare del Tempo…
Sul Marguareis, dopo 35 anni
Punta Marguareis -
possente e paziente
all’assalto
di umani distratti
e chiassosi, che salgono
da Tanaro e Pesio, da Ellero
e Roya, scattano
una foto e non vedono
le stelle alpine color di luna,
il ritmo verticale
delle tue pareti,
i vortici d’aria
che ti esaltano.
Ma c’è chi si abbandona
alle ghiaie e alle rocce,
conta i petali e i passi,
le doline e le grotte –
ciascuno riconosce i suoi.
Sul confine
Sul confine
tra estate e inverno,
tra bronzo e brina
impone la Salina
il suo miraggio di candore –
la roccia si tinge di cielo
e s’inchina
alla luce tesa del mattino.
Sulla cima di una montagna
Sulla cima di una montagna ho trovato
un panorama in movimento:
nuvole irrequiete
aprivano e chiudevano
sipari, sul fondale balzavano
uno alla volta i massicci
altorilievi delle Alpi -
Pizzo d’Ormea Mongioie Saline
Marguareis Gelas Argentera
Oronaye Monviso Monte Rosa -
scolpiti con violenza da una luce impietosa…
Sulla cima di una montagna
ho trovato
una poesia.
Ai piedi del monte
val Corsaglia si cela in strette pliche
segnate da verdi gole selvagge,
ma la pianura dispiega il suo arco
fino al Trentino, gli Appennini
allungano nel mare le loro dita ossute,
acquattata tra Paradiso e Cervino
la bianca Torino si sveglia
al lento stupore
della limpidezza assoluta.
Neve di novembre in alta Val Corsaglia
La neve nuova disegna
delle montagne l’essenza –
il respiro austero del Mongioie sfiora
la morbida Brignola,
la complessa compostezza
del Seirass ammicca
alle linee severe del Fantino –
ma tutte domina
il Mondolè
maestoso
nella sua gloria
di neve.
Salendo a cima Durand
Ultimi passi prima della cima –
lo sguardo indugia sul manto sontuoso
di rododendri in fiore,
ma attende ansioso
di affacciarsi oltre.
Ed ecco
nell’abbraccio delle nubi
unirsi Valle Pesio Ellero Corsaglia
e innalzare in coro le loro voci
di pietra – Marguareis soprano
Mongioie e Mondolé contralto
Seirass tenore, Saline
e Ciambalaur basso profondo.
Il loro canto parla
di libertà e distacco
di durata e caducità
di destino e abisso
con note di neve.
A Fremamorta
All’ombra
dell’Argentera
topazi e smeraldi
accendono Val Morta,
in gara coi camosci,
gioca coi larici
e coi cembri,
screzia di brividi il lago –
monte Matto controlla
i sentieri pietrosi
i passi sicuri
le rare parole
a Fremamorta
Diademi
Al Tempesta le Marittime
mostrano un volto
granitico e severo,
scavato
da fredde lame d’ombra.
Ma oggi si sono tutte ingioiellate
di nevai rutilanti
al sole d’ottobre,
nidi di inaspettata
luce.
Kosmos
Foglie
di neve
e fiocchi
di faggio
si confondono
in cielo.
Passi
di uomini
e camosci
s’intrecciano
sul sentiero.
Il lago
di gelo
è scrigno
di mistero.
Posto io il commento di Attilio, storico e poeta, perché lui non è riuscito ad accedere qui su Blogger, e lo ringrazio delle sue parole. "Belle le poesie sulle montagne.Vi sono le orme, gli sguardi dei tanti che amano i monti.I nomi dei colli, delle vette ricordano anche le serate passate davanti a cartine dell’Istituto Geografico Centrale a seguire con l’indice i sentieri che si sarebbero poi percorsi. Dall’ascensione al monte Ventoso descritta dal Petrarca ogni salita su una montagna diventa ricerca di sé, discesa nella grotta del proprio cuore, spazio per sguardi ricchi di spiritualità laica o religiosa che sia.Perché le montagne come bene dici tu sono <>"
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