Dopo la traversata del deserto
– ah quelle dune abbaglianti solcate
dai cammelli che soli
ne sanno i mobili sentieri –
ci accoglie una tenda preziosa
di damaschi e broccati, odorosa
di cuoio e di spezie –
ci sediamo a gambe incrociate
sugli arabeschi variopinti
dei tappeti, ne beviamo con gli occhi
l’accavallarsi di sete e figure
mentre l’infuso di menta cancella
un’altra sete – ma non si cancella
dalla mente sabbiosa
l’oro di quelle piccole montagne
docili al vento fuggitivo,
compagne in una fuga senza fine.
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