Non
fa per me l’archetto
che
sfrega il violino coi crini
né
pizzicare corde con le dita –
mi
fa paura il pianoforte
gigante giudicante
e
i fiati che ti rubano il respiro –
ho
bisogno di tenere la musica
tra
le mie braccia,
di
sentirla vibrare nel mio grembo
e
nascere tra le mie mani
da
una piccola tastiera portatile
e
da un mantice incastonato
tra
odore di cuoio e caldo di legno –
il
mio strumento è l’organetto.
ma che semplicità e verità in questa poesia, così piena di musica, che è il suo soggetto.
RispondiEliminaCon quale grazia ed amore tenevi oggi il tuo organetto in grembo! E mostravi allo stesso tempo una dolce insicurezza che faceva venire voglia di abbracciarti
RispondiEliminaBuona musica!
RispondiEliminaSilvia