Inventario in metrica, 2021

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Inventario in metrica è nato, più che per mia volontà, per l'incoraggiamento dell'amica poetessa Silvia Rosa, che ha firmato la prefazione, e per la fiducia che l'amico editore Giuliano Ladolfi ha voluto nuovamente accordarmi. Ed è nato anche come "prosecuzione" di Silvae, per non deludere l'attesa di quelle lettrici che mi chiedevano altre poesie, perché si ritrovano in esse...

Le poesie che lo compongono sono attinte tutte da questo blog, ma molte sono state almeno in parte modificate perché si inserissero meglio nell'insieme. Mai come questa volta ho toccato con mano la verità dell'affermazione di Thomas Mann circa la stupefacente "facoltà interpretativa della composizione": le singole poesie assumono, anche agli occhi dell'autore, un nuovo, diverso significato se non sono più isolate, ma collegate da rimandi più o meno sotterranei all'interno di un libro.

Il libro questa volta è diviso in cinque sezioni (Inventario in metrica, L'alfa e l'omega, Altrove, Sorprese, Velut flos), ognuna delle quali prende il nome da una poesia; la prima sezione dà il titolo a tutto il libro, ma la prima e l'ultima lirica sono al di fuori delle sezioni, con funzione rispettivamente di prologo e di epilogo.

Inventario in metrica è, come dice il titolo, un "inventario" della mia vita, una sorta di bilancio esistenziale in versi, a metà strada fra l'autoritratto e l'apertura al mondo, la ricerca di un'impossibile completezza e compiutezza e l'accettazione del limite, della finitudine. "In metrica" perché la metrica latina è stata argomento della mia tesi di laurea, ma soprattutto in omaggio alla musica. Infatti la metrica, cioè i metri e i versi della poesia, in origine serviva a offrire il testo alla musica: questo è avvenuto tanto nella poesia classica, greca e latina, quanto in quella provenzale, agli albori della letteratura europea. Anche se la musica antica è andata quasi completamente perduta (perché la “scrittura” della musica è invenzione ben più recente della scrittura delle parole), anche se la parola poetica ha divorziato dalla musica, la poesia è figlia e ancella della musica – e ne abbiamo conferma dalla lingua. In Grecia si chiamavano AEDI, cioè cantori, gli artisti che recitavano i poemi omerici nelle polis; a Roma la poesia era il CARMEN, cioè il canto; e le prime liriche della letteratura europea moderna, in lingua d’oc, si chiamavano “canzoni”...

Scrive Silvia Rosa nella sua acuta, elegante prefazione: «La capacità di porsi in ascolto spicca come fil rouge nella trama che sottende e tiene insieme tutte le cinque sezioni dell'opera, nella costante alternanza di musica e di pause, di parole e di silenzi, muovendo dall'analisi del più intimo sé in direzione di un'apertura al mondo nella sua complessità di presenze umane e sorprendenti elementi naturali».

Alla data di oggi, 21 settembre 2021, non so dire se, quando, dove e come verrà presentato: la persistente circolazione del virus Covid-19 obbliga a precauzioni che rendono difficile organizzare eventi. Ma il libro si può già prendere in prestito alla Biblioteca Civica di Mondovì. Chi volesse invece acquistarlo lo trova online o in libreria.


QUI l'analisi critica di Giannino Balbis

QUI la presentazione fattane da Stefano Casarino il 17-9-2022

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