L’acqua
di Tanaro arriva piano,
guardinga,
in esplorazione –
copre
l’orto e la corte
si
insinua in casa
sotto
la porta chiusa
scende
le scale della cantina
colma
non vista la cucina
trova
la stanza segreta
e in
segreto se ne impossessa –
vuole
una casa anch’essa,
vuole
fermarsi un momento,
dormire
una notte in un vero,
in
un solido letto…
Ma
al comando geloso del fiume
si
scuote s’ingorga risucchia ruba -
e
la seguono piatti e bicchieri
e
tavoli e armadi e corredi
e
quaderni e specchi e matite
al
suono di una musica che non udite –
e
l’acqua precipita in fuga
con
le valigie
affardellate
dei nostri tesori –
pifferaio
di Hamelin
che
non si volta a guardare
il
vuoto e la devastazione,
e
nulla sa di ciò che porta,
di
ciò che lascia.
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